Sono i primi del Novecento e Libero Parri coltiva un sogno ambizioso, quello di affrancarsi dalla vita contadina che conduceva la sua famiglia da generazioni per aprire un garage in mezzo alla campagna. Ma le automobili non sono ancora così diffuse, soprattutto nelle zone rurali, e il suo sogno avvenieristico è incompreso. A credere in lui c’è il figlio, il piccolo Ultimo e il Conte D’Ambrosio, un nobile possidente che ha la passione per i motori e che un giorno si ritrova con la sua auto senza benzina proprio nella campagna di Libero.
Chi narra la storia? All’inizio è un narratore onniscente che ci dà un affresco futurista della corsa Parigi-Mardid nel 1903. C’è anche Ultimo bambino ad aspettarne il passaggio.
Nel capitolo successivo, il Memoriale di Caporetto il narratore diventa un matematico, poi sarà la volta del fratello minore di Ultimo e infine Elizavieta. Perchè Baricco ha utilizzato questa tecnica così particolare? Perchè Ultimo nel testo è una sorta di presente assente, una specie di Godot e il lettore può conoscerlo solo attraverso la narrazione delle persone che hanno fatto parte della sua vita; la sua personalità emerge come mettendo insieme i pezzi di un puzzle: ogni personaggio del romanzo ce ne regala una tessera. Così conosciamo l’infanzia felice di Ultimo che è un ragazzino che vede il padre come il suo eroe, un uomo perfetto del quale a distanza del tempo parlerà sempre in modo entusiasta, anche se dopo l’incidente Ultimo si allontanerà per sempre da lui. Ricostruiamo la giovinezza sotto le armi di Ultimo, soldato al fronte, la vita in trincea, altro affresco straordinario della Guerra di posizione creato da Baricco.
Qui Ultimo si distingue come soldato coraggioso e leale, eroico nel gesto di ritrovare il bambino perduto dalla madre durante la disfatta di Caporetto. E poi lo vediamo reinventarsi onesto lavorare che ripara pianoforti e guida il furgone della Steinway e ancora in Inghilterra nella veste di fratello premuroso e sensibile.
Ma la cosa più caratteristica di Ultimo è la sua ossessione per il circuito: egli ha una mente razionale che cerca di analizzare le cose e comprenderle attraverso un sistema di riferimento astratto piuttosto che intuitivo ed esperienziale. Per lui il mondo si divide in ordine e caos, in dionisiaco e in apollineo: il caos è considerato pericoloso perchè imprevedibile mentre l’ordine e l’armonia sono il bene. Di qui appunto la sua ossessione di rimettere in ordine il mondo che è sia il suo mondo emotivo che ciò che di illogico accade fuori, come la guerra. Alla fine di diciotto curve senza fiato nel suo circuito infatti si apre un lungo rettilineo.
Sono le emozioni quelle che Ultimo non sa riconoscere, identificare, nominare e gestire. Per lui esse sono caos, non le sa riconoscere nè esprimere, tiene tutto dentro di sè Ultimo, il caos è scompiglio da incanalare in forme esatte. Cosa di meglio allora se non progettare e realizzare un circuito dove si possono ripercorrere tutte le forti emozioni che ha provato nella sua vita: il profilo delle spalle della donna a teatro, l’incidente del padre, Caporetto e il tradimento di Cabiria, il suo amore inconfessato per Elizavieta, la più pericolosa di tutte le strade, quindi sicuramente la donna della sua vita.
Elizavieta è una ragazza molto affine ad Ultimo: vive in un mondo di fantasie e trova pace solo suonando la musica classica nella sua testa, ha difficoltà a mettere in atto le proprie pulsioni. E’ attratta da Ultimo ma non vuole ammetterlo e non si renderà conto di averlo amato se non quando è già tardi. Tornerà così in vecchiaia dalla sua famiglia per cercare non tanto Ultimo, ma il suo circuito. Elizavieta è la sola persona alla quale Ultimo consente così un accesso alla sua storia, facendole avere la mappa del circuito. Comprendere davvero Ultimo è trovare il circuito per percorrerlo a sua volta dopo di lui, perchè solo attraverso di esso la vera essenza di Ultimo sarà rivelata. Esso è una mappa della sua anima, è il di una muto testimone di una vita intera.
Si legge nell’Epilogo “adesso sapeva che per quanto la terra tutta si fosse data una gran pena a confondere ogni orizzonte così lineare e semplice era stata la loro strada e pulita oltre ogni dire …era sembrata a tanti una follia, e invece era stato solo un gesto esatto strappato al caos dell’accadere e compiuto insieme. Non c’è nulla pensò nulla come essere qui in questo momento a mettere in ordine il mondo”.
In questa modalità astratta e disincarnata si compie una storia d’amore nella quale due anime che hanno disconosciuto l’amore carnale si sono amate anche a distanza nel tempo e nello spazio: “era come leggere una lettera in una lingua che solo due persone conoscevano al mondo”.
Isabella Ricci