Il dolore cronico è una realtà con la quale gestione convivono ogni giorno milioni di persone, con un effetto invalidante sullo svolgimento delle attività quotidiane e sullo stato psicologico di chi lo affronta.
Alla gestione del dolore cronico è stato dedicato il convegno dell’Ordine degli Psicologi del Lazio e dell’Ordine dei Medici di Roma “In-dolore“, svoltosi a Roma il 15 Aprile 2016. Qui i rispettivi Presidenti, Nicola Piccinini e Roberto Lala, hanno firmato il Documento di Intesa che, secondo quanto previsto dalla L.38/2010 sulla Terapia del Dolore, raccomanda la collaborazione delle figure professionali del Medico Specialista e dello Psicologo clinico.
I dati presentati durante il convegno riportano che circa 1/4 della popolazione italiana è affetta da dolore cronico, ovvero un dolore che perdura da oltre tre mesi e correlato a patologie di diverso tipo: l’artrite reumatoide, la fibromialgia, le cefalee, il dolore neuropatico, ma anche la sindrome della fatica cronica. Solo a Roma i pazienti che sono in trattamento per queste patologie sono circa 720.000 persone e nel Lazio un milione e mezzo di persone. In Italia il 10% della Spesa Sanitaria Nazionale è dovuta al dolore cronico.
Il dolore cronico è stato pertanto definito “malattia nella malattia“, in quanto condizione altamente invalidante, poichè cronica e degenerativa, con un impatto pesantissimo sulla qualità di vita e sul funzionamento individuale.
Il dolore ha due componenti: una neurofisiologica o oggettiva, connessa all’infiammazione e al danno tissutale che alla lunga si produce ed una componente psicologica o soggettiva, che varia da individuo a individuo e che è amplificata da un meccanismo di centralizzazione del dolore, che non dipende più da stimoli nocicettivi, ma che si auto-mantiene. E’pertanto fondamentale agire su entrambe le componenti del dolore, quella neurofisiologica, grazie ai trattamenti farmacologici, e quella psicologica, grazie alla psicoterapia. I dati riportati nei diversi interventi hanno infatti messo in evidenza come ansia, stress psicologico e depressione abbiano un’azione proalgica, ovvero che aumenta la percezione della componente soggettiva del dolore, esacerbando le reazioni infiammatorie.
Pazienti trattati con psicoterapia cognitivo-comportamentale invece presentano un miglioramento della percezione soggettiva del dolore. E’quindi sempre più evidenza scientifica che mente e corpo non sono due entità separate e che dolore cronico e disagio psicologico si rafforzano a vicenda in un circolo vizioso che produce effetti devastanti sulla qualità di vita dell’individuo.
E’sempre più evidente come questi pazienti abbiano bisogno di una presa in carico globale, che come previsto dalla Legge 38, preveda un team di medici e psicologi per rispondere efficacemente alle loro esigenze.
Dott.ssa Isabella Ricci