Per molte donne i figli si fanno attendere. E così per molti mesi il test di gravidanza negativo è la principale fonte di delusione. Alcune donne che hanno sempre avuto un ciclo regolare accusano i primi ritardi proprio nel momento in cui cercano di avere un figlio. Questo fenomeno ci ricorda quanto il nostro corpo e la nostra mente siano due realtà profondamente interconnesse, in grado di influenzarsi reciprocamente. Può manifestarsi così un’ ansia da concepimento determinata dal timore più o meno consapevole e più o meno realistico di essere “fuori tempo massimo” per avere un figlio.
Tutti gli sforzi quindi vengono diretti allo scopo di restare incinte. Questo atteggiamento può risultare vincente se la motivazione ad avere un figlio è ugualmente intensa per entrambi i membri della coppia. Ma se esso è soprattutto un orientamento della donna, che viene amplificato dall’ansia di doversi sbrigare a rimanere incinta, può avere effetti controproducenti.
Uno dei rischi di questo accanimento è quello di trasformare il momento del rapporto sessuale in un obbligo privandolo di spontaneità e rendendolo simile ad un compito. Può addirittura determinarsi in tal modo un calo del desiderio, che può essere il germe di una serie di problemi sessuali ed interpersonali. Insomma provare ad avere un figlio non deve diventare una fonte di stress. Anche perché lo stress è un nemico subdolo del concepimento. Non è un caso se molte donne rimangono incinte in vacanza, durante l’estate o in occasione di un viaggio, in un contesto diverso da quello della vita quotidiana.
Sempre in tema di reciproca influenza tra mente e corpo è interessante analizzare quelle situazioni motivazionali in cui il desiderio di rimanere incinta è al tempo stesso in conflitto con la propria identità professionale. Purtroppo la parità sessuale in numerose realtà è solo apparente: molte donne sono mobizzate sul posto di lavoro con il messaggio implicito, in alcuni casi anche più esplicito, che in caso di maternità nessuno garantirebbe loro il rinnovamento del contratto. Insomma in certi contesti la parità sessuale con i colleghi uomini, includerebbe tacitamente anche la clausola di rinunciare ad avere dei figli.
E’ comprensibile come chi viva psicologicamente una situazione simile, pur desiderando un figlio non riesca ad averlo. Naturalmente in questo caso è questione di priorità, l’importante è che per qualsiasi scelta si opti le motivazioni alla base di questa scelta siano il più possibile consapevoli in chi la deve intraprendere. Per coloro che certi delle proprie motivazioni ed inclinazioni alla genitorialità sono in attesa che il loro sogno si avveri il consiglio è quello di pensare “distrattamente” all’idea del concepimento, smettendo di trasformare questo desiderio in un pensiero ossessivo.
Per alcune coppie anche se fisicamente sane possono essere necessari moltissimi tentativi. Ciò che conta è avere un atteggiamento fiducioso e sereno e che il desiderio di avere un bambino sia un incentivo del desiderio sessuale, non il suo sostituto.
Dott.ssa Isabella Ricci