A volte si può pensare che la felicità corrisponda a cose come fare il lavoro che hai sempre sognato, oppure la popolarità, il successo, il denaro e tutto ciò che esso può comprare. Magari tutte queste cose insieme e allora ci vengono in mente le star del cinema e della musica e si può credere che la loro vita sia fatta principalmente di soddisfazioni e di appagamento. Poi ti capita per le mani il libro di Tiziano Ferro. Lo apri a caso e leggi una frase come questa “oggi non vorrei chiamarmi Tiziano Ferro. Magari poi guardo la mia carta d’imbarco e mi accorgo che il mio desiderio è stato esaudito e ci trovo stampato un altro nome”. Così dei successi ottenuti, dei riconoscimenti e dei premi, ne emerge un bilancio che resta amaro, perché bisogna confrontarsi, dai venti ai trent’anni, con un costante senso di inadeguatezza, un disturbo alimentare sempre in agguato che si nutre dei momenti di vuoto e di sconforto, una vita girovaga, che allontana dagli affetti veri e dalla città natale, Latina, fatta del silenzio di tante notti in solitudine negli alberghi del mondo, notti che lo mettono davanti alle sue insicurezze e alla fragilità di quello che ha costruito in mancanza di ciò che di più per Ferro ha sempre contato: l’amore, protagonista indiscusso dei testi delle sue canzoni, amore impossibile da trovare per chi non sa ancora amare se stesso, non sa accettare il proprio lato oscuro e come trasformarlo in un punto di svolta esistenziale.
“L’amore è una cosa semplice” è la raccolta dei taccuini di un “fondamentalista dell’amore” come Tiziano Ferro ama definirsi, scritti tra il 2010 e il 2011, in un momento di profonda crisi personale, quando ormai già consacrato nell’Empireo della musica italiana ed internazionale medita di lasciare le scene e di rinunciare alla sua brillante carriera, perché teme che il suo personaggio mediatico non si concili con la possibilità di vivere liberamente la propria omosessualità. Incapace di continuare a fuggire a se stesso decide infine di “uscire” ovvero fare “coming out” rilasciando un’intervista su Vanity Fair e di vivere finalmente alla luce del sole la propria natura, non solo agli occhi della sua famiglia e dei suoi intimi, ma anche a quelli del mondo intero.
Questo momento-rinascita segna anche l’uscita dell’omonimo disco e del nuovo tour. Rinascita psicologica, in quanto modo “di affrontare gli ostacoli e non più di aggirare pericoli”, cammino verso la possibilità di essere una persona più fedele a se stessa e felice, possibilità precedentemente auto-sabotata, pagando un prezzo altissimo in termini di sofferenza emotiva, da chi si è a lungo rinchiuso in una prigione della quale lui stesso, afferma, era il custode delle chiavi.
Dr.ssa Isabella Ricci