“Credevano che sarebbe cresciuta e che tutto sarebbe passato. Ma intanto per tutto il palazzo stendevano tappeti perchè, è ovvio, i suoi stessi passi la spaventavano, tappeti bianchi, dappertutto, un colore che non facesse del male, passi senza rumore e colori ciechi”. Oceano mare, storia sognante in cui Alessandro Baricco introduce surrealisticamente un tema di grande spessore psicologico: quello dell’ipersensibilità d’animo della piccola Elisewin e della paterna iperprotezione a salvaguardia di quest’immensa fragilità psichica.
Ma un giorno Elisewin deve crescere, uscire dal suo castello, affrontare il mondo esterno e le persone. Suo padre, il barone di Carewall, deve affrontare il rischio di sollevare la campana di vetro e far volare la sua farfalla nella vita. A Padre Pluche è affidato il delicato compito di accompagnare Elisewin in un viaggio verso la sola cosa che, a parere di un famoso dottore, potrà salvarla oppure ucciderla, ma più probabilmente salvarla: il mare. Per rendere il meno traumatico possibile questo viaggio, che poi è viaggio esistenziale, su premura del padre un veliero accompagnerà dolcemente Elisewin riscendendo il corso di un fiume, fino all’arrivo naturale nell’immenso oceano mare. Scrive Baricco: “quanto sarebbe bello se per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno, -un padre, un amore, qualcuno- capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume -immaginarlo, inventarlo- e sulla sua corrente posarci (…). E le cose non farebbero male, si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare”. Si può qui scorgere una profonda e splendida metafora del prendersi cura dell’altro e pensare alla psicoterapia come un “farsi fiume” del terapeuta nell’accompagnare il paziente nel suo viaggio verso il cambiamento. Inizia così il viaggio di Elisewin verso la locanda Almayer, crocevia di tutti i personaggi del libro e delle loro storie personali: Bartlebooom, uno scienziato alla ricerca infinita di un punto sulla riva che segni la fine dell’oceano, Plasson un pittore che dipinge il mare con il mare, Ann Deverià, che il marito ha affidato alla contemplazione delle onde nella speranza che plachi la sua passione per l’amante Andrè, la piccola Dira che gestisce la locanda, Adams mano del destino che ineluttabilmente si abbatte sulle vicende dei personaggi.
Racconta il mare Alessandro Baricco, come pochi al mondo, rivelandone fascino, bellezza e orrore, la sua potenza distruttiva e creatrice insieme, l’oceano mare, pazzo, dolce, inesorabile, catartico, essenziale, definitivo.
Buon viaggio
Dott.ssa Isabella Ricci